RICORDO DI VITO FRAZZI
di Andrea Frazzi


Carissimo Presidente,
devo essere sincero con lei, la sua e-mail del 18 Febbraio mi ha fatto un enorme piacere ma al contempo mi ha messo in un tale turbinio di ambasce che ho dovuto aspettare alcuni giorni prima di risponderle. Lei mi chiede un ricordo di mio zio da inserire all'interno della pubblicazione che verrà fatta per i 25 anni di attività del Centro "Vito Frazzi"… quale ricordo scegliere tra i tanti?… mi creda non saprei proprio!… Potrei raccontarle degli anni in cui lo zio insegnava all'Accademia Chigiana e delle due indimenticabili estati senesi trascorse insieme a lui… Potrei raccontarle degli straordinari musicisti che lì ho avuto la fortuna di incontrare, da Segovia a Casals, dal Quartetto Italiano a Franco Ferrara, per citarne solo alcuni… Potrei raccontarle dei numerosi aneddoti che riguardano gli amici più intimi dello zio, Cicognani, Ghiglia, Papini e delle loro furibonde liti intorno al tavolo dello scopone scientifico… Potrei anche raccontarle, a proposito di Papini, di quanto ci metteva in soggezione, a noi bambini, quella sua figura così severa e arcigna e di quanto velocemente cambiammo opinione dopo aver incontrato Ilaria, la sua bellissima nipote… Potrei anche parlarle di quanto è stata importante tutta la famiglia di mio zio, come punto di riferimento affettivo, specialmente dopo la morte di mio padre… ma qui si rientra in un ambito un po' troppo privato… E infine potrei raccontarle delle sue lezioni di armonia e contrappunto, dove la musica era il terreno su cui confrontare e trasfondere valori etici e morali… anche il suo modo di insegnare era molto personale…si poneva sullo stesso livello di chi stava imparando, come se anche lui sentisse la necessità di riscoprire insieme all'allievo le scogliose regole del contrappunto… non dava quasi mai un'unica soluzione ad un problema, anzi, cercava sempre di stimolare ulteriori alternative, poneva dubbi più che certezze… quante volte l'ho sentito ripetere: "… non cessare mai di porti delle domande, è l'unico segreto per progredire!"… Ma il ricordo più struggente che ho di lui riguarda una delle sue ultime lezioni quando, per illustrarmi un esempio di contrapposizione drammaturgica, cominciò a suonare il finale del 2°atto del suo Re Lear… da una parte il vecchio Re, in preda ad allucinazioni deliranti, che crede di processare le figlie nominando il Matto come giudice supremo, dall'altra Edgardo che in disparte canta una mesta canzone "… San Withold… San Withold"… è a mio avviso una delle più belle scene dell'Opera… quando lo zio cominciò a suonare… non so perché ma ebbi l'esatta sensazione che quella sarebbe stata una delle ultime volte che ci saremmo visti e che quello sarebbe stato l'ultimo regalo che mi stava facendo… cercava di farmi capire… anzi no!… cercava di farmi "sentire" quale profondo mistero si nasconde dentro la musica e dentro l'atto creativo… non lo so se quell'ultimo messaggio sono riuscito a recepirlo come lui avrebbe voluto, ma la cosa di cui sono certo è che quella melodia, piena di nostalgia e di malinconia, cantata dalla sua voce rotta dall'età e dall'emozione, rimarrà dentro di me per sempre.
Grazie zio per tutto quello che mi hai dato!!
Firenze, 12 marzo 2004

Il tuo affezionatissimo nipote
Andrea Frazzi